Spiritualità

Libertà

Libertà? Uno stato d’Essere dimenticato!

libertàPer libertà s’intende la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi ed agire senza costrizioni, ricorrendo alla volontà di ideare e mettere in atto un’azione, mediante una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a realizzarla. (Wikipedia)

La definizione tratta da Wikipedia è chiarissima e focalizza ottimamente ogni piccola parte del concetto di libertà.

Bene o male tutti conosciamo questa definizione ma quanti la attuano nel pieno della sua completezza?

Fin da ragazzo sono stato un fautore della libertà, il mio film preferito da sempre è “Braveheart”, ambientato nella scozia medievale dove un giovane perde la moglie per mano dell’oppressione e della dittatura inglese e da lì conduce il popolo scozzese alla rivolta al grido di: “LIBERTÀ”.

Molti altri film hanno poi negli anni accesso questo fuoco che avevo dentro e lo studio della storia a scuola mi ha fatto sempre poi pendere per chi avesse vissuto la mancanza di questo diritto inalienabile.

Ripercorrendo mentalmente la storia mi vengono in mente alcuni esempi che conosciamo tutti.

Mosè probabilmente fu il primo uomo, o probabilmente quello più famoso dell’epoca, a portare un popolo a credere che potesse vivere libero, se non poi obbligarlo a seguire il credo di quel dio che li aveva liberati.

Al tempo dei Romani gli schiavi erano considerati meno degli animali e venivano obbligati ad ogni tipo di umiliazione e con molta probabilità furono i primi nel mondo a opprimere altri popoli in nome della civilizzazione privando molti della libertà.

Facendo qualche salto pindarico nella storia, la colonizzazione è stato un flagello per molti popoli, dove lo strapotere europeo ha portato in molti a decidere se valeva la pena cambiare i propri costumi e la libera scelta di vivere come meglio credevano in cambio della vita.

Basta pensare agli Indiani d’America che hanno preferito mantenere molti dei loro costumi ma che ahimè si sono visti privare della libertà, dei territori e in tantissimi della vita.

Con ulteriori passi in avanti possiamo pensare alle dittature europee della seconda guerra mondiale, dove i due principali paesi protagonisti (Germania e Italia) divennero dittature grazie all’accondiscendenza del popolo che ha accettato di privarsi della libertà in promessa di una vita in una nazione migliore.

Quando ero studente, in tutti questi eventi, vedevo da un lato i cattivi (oppressori e violenti) e dall’altro i buoni (coloro che erano privati della libertà). Col passare del tempo mi sono reso conto che tra chi priva e chi viene privato della libertà c’è una co-creazione molto forte, dove gli uni senza gli altri non possono esistere.

Se torniamo un attimo a Mosè, il popolo ebraico schiavizzato dai faraoni egiziani non aveva la più pallida idea che poteva liberarsi da quella schiavitù e forse non ne aveva neanche la voglia fino a che qualcuno (Mosè) gli mostrasse una nuova via e un nuovo modo di vivere. Negli anni ‘50 in America la lotta per il riconoscimento della libertà e dei diritti del popolo nero era in pieno svolgimento.

Molti si battevano e cercavano di mostrare la via di un’uguaglianza ma molti altri vivevano accettando costantemente quella situazione.

Rosa Parks, donna di colore, nel ‘55 dopo una giornata di lavoro decise che quella situazione non era più accettabile e prese una decisione da donna libera: si rifiutò di sedersi ai posti in fondo all’autobus che erano assegnati alle persone di colore, sedendosi avanti ai posti riservati alle persone bianche.

Divenne un esempio, una luce in quell’oblio che la popolazione nera viveva in America come in altre parti del mondo ma dal quale sembrava quasi cullata.

mandelaNelson Mandela fu arrestato per le sue idee contro la segregazione nera in Africa e si fece 27 anni di carcere senza mai fare un passo indietro rispetto ai propri ideali e questo lo portò a diventare il primo presidente nero in Sud Africa.

La sua forza nel mantenere le sue idee e soprattutto la sua determinazione, una volta divenuto presidente, nel creare un governo di riconciliazione e di pacificazione lo hanno reso un esempio in tutto il mondo di quanto le proprie idee possano essere più forti di ogni privazione e di ogni ingiustizia.

Negli anni di prigionia Nelson Mandela per alleviare le sue pene si affidava ad una poesia di William Ernest Henley:

Dal profondo della notte che mi avvolge,
Nera come il pozzo senza fondo che va da un polo all’altro,
Ringrazio qualunque dio possa esistere
Per la mia anima indomabile.
Nella stretta morsa delle circostanze
Non mi sono tirato indietro né ho gridato
Sotto i colpi avversi della sorte
Il mio capo sanguina, ma non si china.
Oltre questo luogo di rabbia e lacrime
Incombe solo l’orrore dell’ombra
Eppure, la minaccia degli anni
Mi trova, e mi troverà, senza paura.
Non importa quanto sia stretta la porta,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima

Nonostante la storia ci abbia dato milioni di esempi, ai giorni nostri come viviamo?

La nostra vita quotidiana come si svolge?

Viviamo da Capitani della nostra Anima?

Quando si parla di questi argomenti ovviamente è facile pensare che in un paese dove vige la dittatura mancano inesorabilmente molte libertà, quindi ponendo le domande precedenti la risposta più scontata è: “Dipende dove si vive!”. Questo è vero……in parte.

Come abbiamo visto in precedenza molte persone accettano una condizione semplicemente perché non conoscono altre strade da percorrere oppure come sosteneva Erich Fromm “L’uomo crede di volere la libertà, in realtà ne ha una grande paura. Perché? Perché la libertà lo obbliga a prendere decisioni e le decisioni comportano rischi.”

La paura ci limita in ogni nostra decisione e azione ed è la nostra paura che limita la nostra libertà. Immaginiamo la nostra vita come un viaggio e ad ogni decisione o azione ci troviamo di fronte ad un bivio. Da un lato il nostro Io, la nostra libertà di essere ciò che siamo. Dall’altro lato la semplicità e l’omologazione. La prima ci sembra in salita, la seconda in discesa.

Quante volte scegliamo la strada più semplice? Nasciamo in una società già impostata. In ogni epoca storica o in qualsiasi parte del mondo nasciamo la nostra strada è già segnata da un percorso, lo scegliamo prima di incarnarci in questa vita. Facciamo un esempio cosi da rendere meglio l’idea.

Se io nascessi da un multimiliardario e vivessi i miei primi anni di vita in un attico a Manhattan, il mio percorso naturale sarebbe quello di fare degli studi nelle migliori scuole private americane, college, università, frequenterei i figli di altri miliardari, avrei la donna di servizio in casa che si occupa di tutto e da grande proseguirei con le attività di mio padre o comunque sarei destinato ad una professione di alto livello. Insomma tutto ciò che la società e i costumi di oggi prevedono per un ragazzo che nasce in una famiglia ricca in America.

Mettiamo per ipotesi che in un momento X della mia vita da figlio di miliardario mi rendessi conto che la cosa che più mi renderebbe felice nella vita fosse di aprire un chiosco bar su una spiaggia a cuba, di vivere alla giornata e che il mio alloggio fosse una baracca in riva al mare rinunciando a tutti i benefit di figlio ricco e benestante.

Secondo voi quante possibilità ci sarebbero che io possa sentirmi libero di intraprendere questa strada? Come potrebbe reagire la famiglia e tutta la società che noi conosciamo a questa decisione? Le risposte sono scontate e non voglio neanche soffermarmi su queste perché sono poco rilevanti. Conta qual’è la nostra decisione. Andiamo verso ciò che ci rende felici o percorriamo quella strada che sembra più naturale e sicuramente più semplice da intraprendere?

libertàSe ogni volta noi dovessimo rinunciare a ciò che vogliamo e che ci rende felici rinunceremmo ad un pezzetto di libertà ed andremmo a surrogare il controllo della nostra vita a tutto ciò che è esterno e che decide per noi. Rinunceremmo alla possibilità di Essere.

La cosa su cui mi sono fermato spesso a riflettere sta nel fatto che in realtà nasciamo liberi ma decidiamo di divenire schiavi di quel sistema, di quella società e di quella vita. Difficilmente ci viene insegnato che tutto ciò che avviene dal momento che lanciamo il primo pianto in questa vita è in realtà un gioco, dove ci sono gli imprevisti e le probabilità, ma che ci aiuta ad imparare chi siamo e quale sia il reale motivo per cui siamo approdati qui ed ora ed è per questo che la nostra anima sceglie di incarnarsi in questa vita.

Riepilogando:

1) Ci incarniamo nella nostra vita per imparare chi siamo.

2) Se viviamo il nostro Io (quindi chi siamo veramente) siamo liberi.

3) Se ci sentiamo liberi di vivere il nostro Io siamo felici.

Ok perfetto, allora perché non lo facciamo? Perché abbiamo paura di assumerci le nostre responsabilità, per paura di vincere, per paura di Essere noi in un mondo che potrebbe non capirci, quindi per paura della nostra Luce!

La nostra paura più profonda
non è di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda
è di essere potenti oltre ogni limite.
È la nostra luce, non la nostra ombra,
a spaventarci di più.
Ci domandiamo: chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso?
In realtà chi sei tu per NON esserlo?
Siamo figli di Dio.
Il nostro giocare in piccolo
non serve al mondo.
Non c’è nulla di illuminato
nello sminuire se stessi cosicché gli altri
non si sentano insicuri intorno a noi.
Siamo tutti nati per risplendere,
come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesta
la gloria di Dio che è dentro di noi.
Non solo in alcuni di noi:
in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce
di risplendere, inconsapevolmente diamo
agli altri la possibilità di fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra presenza
automaticamente libera gli altri.

Marianne Williamson

Siamo nati liberi di vivere nella nostra luce, imparando in questa vita ad amare chi siamo realmente, per essere felici!

Francesco Pontremolesi

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